Mimì è una ragazza d’oro
Credevo che sarebbe stato difficile mettere mano a questo libro dopo la morte di mia madre. Completare i ricordi della mia infanzia e introdurre quelli dell’adolescenza era un lavoro strettamente legato a lei.
Mamma aveva perduto la memoria e questo mi era stato chiarissimo nell’inverno del 2012, quando aveva trascorso due mesi in casa mia, a Londra. Aveva ripreso a colorare e lavoravamo sedute a metà del tavolo da pranzo – le mie orchidee a un’estremità, l’altra estremità libera per apparecchiare –, ciascuna intenta al proprio compito. Mamma creava una sinfonia di colori sui disegni geometrici islamici, io scrivevo. Ogni tanto la guardavo: avrei voluto chiederle una conferma, una spiegazione. Lei mi sorrideva, come se fosse d’accordo e mi spronasse ad andare avanti. “Simonetta, aspetta che le cose si mettano a posto,” mi avrebbe detto in altri tempi. E così è stato.